Associazione Veneta per lo Sviluppo Sostenibile

Per un lavoro sostenibile: maggiori tutele e nuove competenze

Per un lavoro sostenibile: maggiori tutele e nuove competenze

Anche in una regione come il Veneto, dove il mercato del lavoro manifesta una relativa dinamicità, si stanno consolidando problematiche molto insidiose per le persone che lavorano. Da un lato la persistenza di un’area di “lavoro povero” fatto di rapporti brevi spesso senza prospettive, di orari ridotti non volontariamente, di salari bassi, non di rado fuori regola. Dall’altro lato il ripetersi di un fenomeno opposto in cui i giovani dotati di
buone competenze lasciano il Veneto
per cercare, spesso all’estero, una buona occupazione.

A partire da queste considerazioni AsVeSs, l’Associazione veneta per lo sviluppo sostenibile, ha promosso di recente – nell’ambito del Festival per lo sviluppo sostenibile organizzato dal Asvis – un incontro per stimolare il confronto tra i diversi attori (imprese, lavoratori, università, scuola, e Regione) per ricercare percorsi condivisi per ridare alla crescita economica e al lavoro maggiore solidità e la imprescindibile dignità.

È stato l’ex sindacalista Gigi Copiello, introducendo i lavori del seminario, a sottolineare i fenomeni descritti sopra e a porre fortemente all’attenzione percorsi che non solo puntino alla crescita economica che oramai manca da decenni su scala nazionale, ma anche per dare al lavoro maggiore solidità. Oggi più che mai è necessario contrastare irregolarità e marginalità del lavoro, costruire e soprattutto riconoscere le competenze: serve un vero e proprio “passaporto delle competenze”.

Il successivo intervento di Michele Faioli, docente di Diritto del lavoro all’Università Cattolica di Milano, ha individuato la causa del persistere del lavoro povero non tanto nella mancata contrattazione collettiva (sono quasi 900 i contratti nazionali registrati al Cnel) quanto nei fenomeni di ricorso al ribasso verso i contratti meno costosi che caratterizzano molti settori e che sono proliferati in modo abnorme negli ultimi anni, anche con forme anomale di slittamento contrattuale tra settori vicini.
Per evitare questi due fenomeni si propone che l’Inps misuri con criteri oggettivi i contratti maggiormente applicati nei diversi settori, in quanto sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, facendoli diventare il riferimento del settore a cui tutti gli altri contratti si dovranno attenere senza possibilità di scendere in basso. In questo modo ogni settore omogeneo avrebbe la parte economica il cui livello minimo contrattuale non sarebbe aggirabile. Ecco la risposta al tema del salario minimo legale che il attualmente il Parlamento sta discutendo.
Per riconoscere la professionalità del lavoro Faioli propone un migliore coordinamento tra la contrattazione nazionale e la contrattazione decentrata, che sarebbe molto più indicata per poter affrontare il tema della qualificazione professionale dei lavoratori e della loro formazione continua, in rapporto alle innovazioni produttive e tecnologiche in atto.

Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim-Cisl, ha affrontato il tema del lavoro nell’epoca della quarta rivoluzione industriale già in atto: robotica avanzata, intelligenza artificiale, block chain, aspetti della sempre più pervasiva economia digitale. Per non subire negativamente i cambiamenti in atto è necessario che questo processo venga accompagnato da una costante innovazione e valorizzazione delle competenze dei lavoratori.
In particolare ha sottolineato come nei contratti collettivi nazionali e nella contrattazione decentrata vada consolidato il principio del diritto soggettivo di ogni lavoratore alla formazione continua, come presupposto indispensabile per la qualità del lavoro e delle imprese.


Il direttore dell’agenzia regionale Veneto Lavoro Tiziano Barone ha aggiornato gli ultimi dati del lavoro nel Veneto, caratterizzati da una disoccupazione al 6,4% più bassa della media nazionale, frutto della vivacità del tessuto produttivo e delle molte iniziative assunte per promuovere l’occupazione dei giovani, tra le altre l’esperienza di “Garanzia giovani”. Ha riconosciuto la necessità di una maggiore attenzione al tema delle competenze professionali e ha presentato un progetto per cercare strade nuove, basato sulla job description.



Uno dei temi-chiave in questo passaggio storico è la creazione e l’alimentazione di una nuova cultura di impresa basata sul gioco di squadra, sul confronto costante tra i soggetti in azienda per affrontare le difficoltà e per consolidare i successi. Proprio su questo si è concentrato Federico Visentin di Federmeccanica. A suo modo di vedere, vanno fortemente incentivate in particolare le aziende che attuano percorsi costanti nel tempo di formazione continua per tutte le figure professionali.
Visentin ha poi sottolineato la necessità di fare squadra anche nel territorio per contrastare le recenti scelte del Governo di indebolire l’alternanza scuola/lavoro che dovrà essere invece il perno perché le nuove generazioni possano affrontare il futuro lavorativo con più opportunità e maggiori strumenti.

Maria Raffaella Caprioglio di Umana, parlando del lavoro somministrato, ha sostenuto che non necessariamente il lavoro breve deve essere considerato lavoro povero. La proposta di Umana è di applicare per tutte le tipologie di lavoro la parità retributiva e contributiva. In questo modo il lavoro potrà essere equo per tutti. Fondamentale per la qualità del lavoro sarà la continuità nella formazione e soprattutto nell’aggiornamento con grande attenzione alle competenze specifiche per le diverse aziende.
Su questo tema e necessaria un’attenzione molto più forte da parte delle scuole. Caprioglio tuttavia si è espressa anche sulla difficoltà di trovare figure professionali per alcuni settori: è molto importante saper riqualificare i lavoratori, in particolare delle aziende che chiudono e indirizzarli verso le professionalità “scoperte”. Ogni soluzione va costruita insieme dando valore aggiunto alle persone.

In tutto questo il sistema di istruzione superiore ed universitaria dovrà sempre di più rispondere alla necessità di nuove competenze, misurandosi con il tema di una “co-progettazione “ con il mondo reale delle imprese e del lavoro per realizzare una effettiva sostenibilità e spendibilita’ sociale dei processi di apprendimento. E proprio questi temi sono stati al cento dell’intervento di Paolo Gubitta, docente di Business organization e Family organization all’Università di Padova.


Ha poi preso la parola Gian Carlo Corò dell’Università di Venezia il quale, sostenendo che «non c’è niente più pratico di una buona teoria», ha individuato nella multidisciplinarietà e nella costruzione di “saperi utili” la vera chiave delle competenze che sono rilevanti anche per la dimensione sociale della conoscenza in tutti i lavori dai più sofisticati ai più pratici. Altrettanto importante nell’apprendimento è la cooperazione, la condivisione, l’imparare a lavorare insieme e una didattica attiva che coniughi la formazione tradizionale con progetti concreti .
In questo senso andrebbe misurato l’impatto economico dell’Università come un vero e proprio investimento pubblico indispensabile per l’economia e la società del prossimo futuro cui destinare crescenti risorse economiche.

Infine Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl del Veneto, e Giacomo Vendrame della Cgil hanno illustrato come il sindacato attraverso la contrattazione e alla sua azione nel territorio sia impegnato a sostenere il lavoro come fattore di crescita delle comunità.
In azione decisa e unitaria per per riscattare il lavoro dalle sacche di arretratezza ancora presenti, per assicurare ai lavoratori, di fronte al ripetersi di infortuni mortali sul lavoro,l’indispensabile sicurezza sul lavoro attraverso la formazione e la prevenzione, per accompagnare con una rinnovata contrattazione e tutele più adeguate “i nuovi lavori”.
Per questo obiettivo si considera molto importante la valorizzazione del lavoro, agendo affinché nei percorsi scolastici e nelle esperienze lavorative vengano costruite e riconosciute le competenze adeguate ad affrontare le nuove sfide della economia digitale.

Le proposte presentate nel seminario intendono contribuire a dare attuazione all’Agenda 2030 dell’ONU – Goal 8: Incentivare una crescita economica duratura,inclusiva e sostenibile, una occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.