I «Ricchi e Poveri» per la Festa del Lavoro 2020
DI PAOLO GUBITTA –
I «Ricchi e Poveri» protagonisti della Festa del Lavoro 2020 non sono il gruppo musicale italiano nato alla fine degli anni ’60 del secolo scorso che ci ha accompagnato per molti anni.
Al contrario, sono i lavori che hanno permesso a tutti noi di affrontare l’emergenza sanitaria e l’isolamento forzato che accompagna la nostra quotidianità dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 a fine febbraio
I lavori «Ricchi e Poveri» si muovono lungo un continuum che considera il contenuto professionale del lavoro svolto, le prospettive di crescita e valorizzazione che offre a chi lo fa, le condizioni di salute e sicurezza in cui viene svolto, le tutele e le garanzie che dà, fino ai livelli di reddito che garantisce.
In questi mesi di quarantena sociale e di lockdown economico, tutti i lavori collocati lungo il continuum ricchezza-povertà si sono presi cura del nostro Paese.
Oggi, la nostra società li celebri tutti.
Da oggi in poi, il nostro Paese si impegni per prendersi cura di loro senza se e senza ma, perché se lo meritano.
Se lo meritano i lavori tendenzialmente ricchi della filiera sicurezza-sanità, con tutte le professioni complesse e le persone competenti che hanno saputo esprimere impegno, dedizione e autentico senso del dovere, mettendo letteralmente «anima e corpo» al servizio delle comunità.
Se lo meritano i lavori tendenzialmente ricchi della filiera educativa-scolastica-formativa, che è stata la stampella sicura per gli oltre 5,5 milioni di bimbi e bimbe fino a 10 anni, che da inizio marzo scorrazza nelle nostre case reclamando cura e attenzione, e per le loro famiglie. Vero è che alcune realtà hanno saputo fare meglio di altre, ma nel complesso di fronte alla capacità di adattamento e innovazione che queste professioni hanno saputo esprimere, c’è solo una parola: chapeau!
Se lo meritano tutti i lavori variamente ricchi o poveri che in questi mesi hanno mantenuto in funzione le attività produttive essenziali e quelli che, non per colpa, sono stati costretti all’inattività forzata. Un’attenzione particolare meriteranno i lavori più poveri di tutele, sicurezze e livelli di reddito, perché a volte sono quelli svolti dalle persone più fragili.
Se lo meritano, infine, tutti i lavori autenticamente poveri in tutte le dimensioni (contenuto, prospettive, salute e sicurezza, tutele, garanzie e reddito), che in questi mesi, al pari di molti lavori ricchi, sono stati in prima linea e si sono sporcati le mani per supportare la società e le famiglie a vivere in isolamento.
Ne cito uno per tutti: il lavoro dei riders, o se volete dei fattorini, che hanno scorrazzato per le nostre città in bicicletta e in motorino per consegnarci tutto quello che non potevamo mangiare.
L’impegno da prendere oggi è che nessun lavoro, ma proprio nessuno, rischi di toccare la soglia minima del lavoro dignitoso.
Su questo fronte, AsVeSS continuerà a fare la sua parte.
Perché il lavoro senza dignità, semplicemente non è lavoro.
Buona Festa del Lavoro!