Padova: la finanza sostenibile e il suo ruolo verso la neutralità climatica
Grande successo di pubblico per l’evento organizzato da AsVeSS, Università di Padova e Comune di Padova a conclusione delle attività cittadine del Festival dello Sviluppo Sostenibile
Una platea gremita ha partecipato all’evento organizzato da AsVeSS, Università di Padova e Comune di Padova a conclusione delle attività cittadine del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso a livello nazionale da ASviS. Ospiti dell’Università di Padova presso l’Archivio antico, l’incontro ha visto i numerosi ospiti discutere intorno al ruolo della finanza sostenibile per la neutralità climatica a Padova.
L’incontro è stato avviato da Francesca da Porto, prorettrice alla sostenibilità, che ha ricordato le tante iniziative organizzate dall’Università nelle settimane del Festival e ha annunciato il rinnovo del protocollo d’intesa con AsVeSS. A seguire le parole di saluto di Giorgio Santini, presidente AsVeSS, che dopo aver ringraziato l’Università per la possibilità di continuare e ampliare la collaborazione e per l’ospitalità ha lanciato l’appello affinché finalmente la politica e la comunità economica tengano conto del «costo dell’inazione» di fronte all’emergenza climatica: la strategia di riparare i danni, infatti, si è dimostrata sconveniente e inefficace ed è tempo di investire strutturalmente in prevenzione. «La nostra realtà padovana e territoriale – ha poi esortato – può essere d’esempio per altre città, portando esperienze virtuose e concrete».
Un richiamo alle politiche orientate alla transizione giusta è arrivato anche da Pierluigi Stefanini, presidente di ASviS collegato da remoto: «siamo tutti schiacciati sull’esistente – ha spiegato Stefanini – bisogna che il legame fra le politiche di breve e quelle di lungo termine sia coerente». Un richiamo a quella che un tempo si sarebbe detta visione presbite della politica, rivolta anche alle generazioni future e ai loro diritti.
«La finanza può essere quel perno che favorisce una intelligente triangolazione tra Stato, imprese e cittadini – ha concluso il Presidente di ASviS – può essere coerentemente impegnata nella transizione delle imprese e può accompagnare i cittadini, guidandoli nel risparmio e nell’investimento».
Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile, che ha ricordato come nel solo primo semestre del 2022 i costi dovuti al cambiamento climatico sono stati pari a 75 miliardi. «Per le assicurazioni questo rischio non è più assicurabile. – ha concluso – I rischi catastrofali devono essere considerati come frequenti e non puntuali e per farvi fronte serve sempre più un’alleanza con il pubblico».
Un richiamo all’alleanza e alla comunione di intenti fra legislatore e soggetti economici istituzionali che parte dalla riduzione all’esposizione verso settori come oil e gas, passa per la promozione di un ciclo virtuoso nella gestione delle critical raw materials – le materie prime critiche, non solo rare – e arriva fino al richiamo forte a investire nell’università e nell’istruzione e all’utilizzare strumenti di credito innovativi: « A Parigi vengono emessi green bond – ha ricordato Bicciato – obbligazioni a fronte delle quali bisogna dichiarare preventivamente gli obiettivi ambientali che si vogliono promuovere. Non sono donazioni ma investimenti che vanno nel verso giusto e cosa potrebbe fare una città come Padova se lavorasse sui green bond?».
Padova è stata anche al centro del secondo panel di lavori moderato da Matteo Mascia,coordinatore di Asvess, e che ha visto dialogare il Comune con l’Università intorno all’obiettivo net zero, tanto ambizioso quanto vicino.
«Padova anticiperà gli obiettivi di neutralità climatica» ha messo in evidenza Chiara Gallani, consigliera con delega alla missione del Comune di Padova, evidenziando come per raggiungere questo obiettivo sia dirimente il coinvolgimento dell’Università, delle imprese e del terzo settore con cui l’Amministrazione sta siglando degli impegni per il clima nell’ambito del Climate City Contract che sarà poi sottoposto ad approvazione da parte della Commissione europea. «Da questo momento vogliamo far nascere un vero e proprio living lab sulla finanza sostenibile – ha concluso la consigliera, chiamando all’azione e coinvolgendo direttamente il mondo della finanza e degli Istituti di credito – abbiamo fatto moltissimi incontri in quest’anno, dobbiamo metterli a sistema affinché ci accompagnino anche dopo la sottoscrizione del Contratto cittadino».
Padova è a suo modo una città unica nel suo genere: all’interno di una comunità cittadina numerosa sta una altrettanto numerosa comunità che gravita intorno all’università.
Francesca Da Porto, prorettrice alla sostenibilità dell’Università di Padova, ha ricordato come su 210 mila residenti in città, l’Ateneo coinvolga una platea di 80 mila persone fra studenti, ricercatori, docenti e personale amministrativo e tecnico.
È il cosiddetto «campus diffuso» che negli ultimi anni ha saputo crescere nei numeri a fronte, però, di una riduzione complessiva delle emissioni pro-capite. Merito dell’impegno iniziato nel 2018 con la prima Carta degli impegni di sostenibilità, certo, ma anche frutto di una sensibilità dell’Università che ambisce ad avere «il primo campus gas free d’Italia».
Un investimento a favore dell’ambiente che nel triennio pesa per la sola Università circa mezzo miliardo di euro destinati all’edilizia e che vede impegni molto pratici e concreti nella vita di tutti i giorni: dalla riduzione del 14 percento dei consumi ad attuare politiche di gara che favoriscano l’acquisto di beni green per 81 milioni di euro all’anno, fino al riciclo del 95 percento dei rifiuti speciali prodotti dai laboratori.
«L’80 percento delle emissioni di Ateneo derivano dalla mobilità – ha ricordato la Prorettrice – è nostra intenzione passare tutte le vetture del parco circolante ad alimentazione elettrica, così come prevediamo agevolazioni per abbonamenti ai trasporti pubblici e di mobilità sostenibile, senza dimenticare come l’Università abbia cofinanziato al 50percento con il Comune il night bus, un servizio che altrimenti la città non poteva offrire».
«Bentornata finanza!» ha esordito così Francesco Zen, docente dell’Università di Padova e moderatore del tavolo Il ruolo degli operatori finanziari per la neutralità climatica, andando a presentare un parterre di rappresentanti delle principali Banche, Istituti di Credito e Fondazioni bancarie attive sul territorio padovano e non solo.
«Se c’è una città a cui non manca nulla in termini di competenze, risorse, Istituzioni vocate alla sostenibilità – ha chiosato il docente – quella è Padova».
E proprio a Padova si concentrano gli sforzi di Cherry Bank, come raccontato dal suo presidente, Giuseppe Benini, che ha ricordato tanto gli investimenti che la Banca sta compiendo per realizzare la sua nuova sede quanto la volontà di collaborare con il Comune a quel Contratto che impegni tutti alla promozione della transizione energetica.
Un impegno per il clima che è caposaldo anche di un altro campione padovano com’è Banca Etica: «quando faccio un credito faccio una doppia analisi: tecnica ma anche socio-ambientale – ha spiegato Nazzareno Gabrielli, direttore generale dell’Istituto. In 25 anni che, come Banca, facciamo credito, sono 25 anni che facciamo analisi socio ambientale».
A Banca Etica è legata un’altra realtà del credito locale come BCC Veneta. «Il nome è nuovo – ha ricordato con una punta d’ironia Leonardo Toson, presidente del Comitato esecutivo della Banca – ma abbiamo alle spalle una storia di 130 anni». E proprio dell’eredità ideale dell’economista patavino Leone Wollemberg e delle prime Casse rurali bisogna inevitabilmente fare tesoro per promuovere quella consapevolezza nel risparmio e nell’investimento che ha sollecitato Toson.
«Sono ottimista per definizione – chiosa Franco Duc, sustainability manager di Crédit Agricole – Il cambiamento che sta arrivando cambierà anche il nostro modello di business». Un modello di business che, secondo il Dirigente, impegnerà la Banca ad entrare attivamente in tutti i temi legati all’ESG per essere davvero utile al cambiamento.
Concetto ripreso anche da Sergio Bava, Direttore generale Veneto ovest di Intesa Sanpaolo, quando ha ricordato come la Banca abbia già stanziato 120 miliardi di euro per «stimolare imprese e territori a fare investimenti».
Investimenti che Antonella Ansuini, responsabile investimenti e gestione finanziaria della Fondazione Cariparo, ha ricordato non possono essere privi di implicazioni ambientali nel breve termine a fronte di risultati più che soddisfacenti nel lungo periodo. «Come investitore farei poca fatica a presentare un portafoglio a basso impatto semplicemente disinvestendo» ha riassunto in una battuta, esortando tutti a considerare il punteggio ESG degli investimenti con un’ottica completa «bisogna guardare tutto il film, non solo un fotogramma».
«Una giornata di confronto come quella di oggi, 10 o 15 anni fa sarebbe stata impossibile. – ha esordito Andrea Ragona, assessore all’urbanistica, mobilità e viabilità, ambiente del Comune di Padova, a cui sono state affidate le conclusioni dell’evento – Si è innescato un meccanismo che deve portare alla transizione ecologica che è anche transizione economica».
Un’urgenza di fare e fare bene per la Città che ha visto l’Amministrazione comunale investire per potenziare il trasporto pubblico locale, attraverso vettori più efficienti anche a livello ambientale come il tram. «La politica deve essere capace di innovare» ha ricordato l’Assessore, perché se la politica sa guardare lontano poi il mercato e le imprese sapranno costruire uno sviluppo duraturo. «Quello che possiamo fare come Padova 2030, poi – ha concluso – è creare delle nicchie che possano rappresentare dei test di innovazione per creare un’economia e una società più virtuosa».
Gianluca Salmaso, collaboratore per la comunicazione di AsVeSS
“Essere ottimisti nel cambiamento, è questa la sfida implicita alla quale l’amministrazione comunale ha risposto per tutti, senza tirarsi indietro”.
— la Difesa del Popolo